QUALITÀ DELLA VITA O LIBERTÀ LIMITATA?

La discarica Tre Monti era nata per lo smaltimento dei rifiuti urbani prodotti localmente, ma verso gli anni duemila cominciarono ad essere conferiti rifiuti da tutt’Italia, causandone il suo rapido esaurimento.

La obsoleta Discarica Tre Monti è localizzata in un sito soggetto a frane e smottamenti, fattori che la rendono ancor più pericolosa perché soggetta a perdite di percolato tossico-nocivo in grado di avvelenare le falde e il suolo; senza considerare la collocazione in un ambito di territorio dove il “rurale” è predominante, con una forte vocazione produttiva agricola di qualità, specie frutticola e vitivinicola; da considerare anche l’emergenza geologica e la grande rilevanza naturalistica come l’imponente Vena del Gesso.

E’ noto che gli impatti ambientali e sanitari di una discarica sono molto elevati e quelli della Discarica Tre Monti sono stati sempre poco noti: complice “l’autocontrollo democratico imolese”, che ha sempre goduto della grande fiducia degli imolesi, più sensibili al ritorno economico di questo tipo di business, che alle possibili conseguenze ambientali.

Questo fino al 2015, quando un coraggioso gruppo di volontari esperti, sostenuto da cittadini insospettiti, ha messo in discussione questo sistema.

Da quel momento costanti e continui dati negativi, anche sulla qualità dell’aria e, aggiungiamo noi, dell’acqua, periodicamente vengono resi noti per la città di Imola: a un certo punto, complice un reale rischio per la salvaguardia della salute, si è rotto il rapporto fiduciario tra il cittadino elettore e la cultura dominante imolese, grazie a due storiche sentenze che chiudevano il capitolo Discarica Tre Monti, compreso il progetto di ampliamento.

Purtroppo il nuovo rapporto fiduciario non è stato all’altezza e in breve tempo è tornato il vecchio, tra l’altro privo di qualsiasi novità degna di cambiare le vecchie trame politico-economiche che ci avrebbero dovuto portare verso la tanto sbandierata promessa riconversione ecologica, divenuta urgente a causa di un cambiamento climatico che non fa più sconti a certe scellerate attività produttive.

A conferma di queste nostre affermazioni, rieccoci alle prese con i contenuti di uno studio legale apposito per aggirare le sentenze di chiusura, da sottoporre alla Conferenza dei Servizi, per rimettere in piedi la logica di riaprire la Tre Monti: purtroppo anche in nome di un’economia circolare sui rifiuti che privilegia lo smaltimento, piuttosto che gli impianti di riciclo e una efficace raccolta dei rifiuti differenziati.

Motivo… direte voi? Costa meno per chi gestisce gli impianti di smaltimento e rende economicamente molto di più per tutti i soggetti pubblici e privati coinvolti!

Conclusione? Rimbocchiamoci le maniche e spieghiamo scientificamente al popolo i danni ambientali che concorrono a produrre le conseguenze sanitarie che limitano la nostra libertà e che ci rendono impotenti sulle possibilità di vita.

Legambiente Imola Medicina

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